mercoledì 29 settembre 2010



...I bagliori rossastri del sole, sempre più chino all’orizzonte, coloravano il cielo di Dakar.  Lunghe ombre scure scivolavano lente, lungo i muri grigi delle abitazioni, sulle vie animate dai venditori, sui cantieri stradali, muti e abbandonati.  Osservavo attonito, quell’immensa città, appena scorta nei giorni passati, scomparire dietro le pennellate nere della notte.  La carnagione scura delle persone, i muri sporchi, le bancarelle, diventavano sempre più impercettibili, soltanto la tremolante luce dei lampioni, dei fari delle auto e la fioca luce delle lampadine dei mercati, lasciavano intravedere la frenesia di quella vivace città.  Lo stadio olimpico, illuminato a giorno, irradiava luce tutto attorno, permettendoci di vedere ancora per un attimo, quello che le ombre scure della notte, vergognosamente tentavano di nascondere.  Il nostro viaggio stava lentamente volgendo al termine. Ancora poche ore, prima del lungo volo, per respirare le atmosfere del luogo e gustare il cibo in uno dei tanti ristoranti della città, tanto decantati dalle guide turistiche.  Forse il caldo, forse i postumi della dissenteria, non mi permisero di apprezzare ne il cibo ne il locale.  Appoggiato alla balconata della terrazza del ristorante, guardavo le intense acque blu scuro dell’Atlantico.  I dondolanti luccichii delle lanterne sulle imbarcazioni, uscite per la pesca, animavano l’immenso mare.  Guardavo verso nord, oltre la linea dell’orizzonte ormai confusa nel buio della notte, dove immaginavo vi fossero le coste dell’Europa. Il vento fresco che spirava dal mare mi accarezzava il viso, e soltanto in quell’istante mi resi conto di essere in Africa, in quell’immenso continente, in un paese così diverso dal mio mondo che mi aveva rapito, deluso e incuriosito allo stesso modo.  Ascoltavo lo sciabordio delle onde che si infrangevano sugli scogli, confondersi col mormorio della città.  La mia casa era là, oltre quella linea appena percettibile, le distanze, per un istante, s’accorciarono avvolgendomi in un caldo abbraccio, e mi sentii felice.     
Tratto da: i miei racconti.

lunedì 27 settembre 2010

                                              
                                                                         


Viaggi e fotografia un connubio perfetto.

Talvolta non occorre andare molto lontano per ottenere delle belle fotografie.